Vivere, amare, capirsi by Leo Buscaglia

Vivere, amare, capirsi by Leo Buscaglia

autore:Leo Buscaglia [Buscaglia, Leo]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-04-17T12:22:12+00:00


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È ignominioso essere un bambino. Essere cosi piccolo che puoi venire sollevato e spostato secondo il capriccio degli altri. Essere nutrito o non nutrito. Venire pulito o lasciato sporco. Venire reso felice o lasciato lì a piangere. Sicuramente è un tale culmine dell’umiliazione che non è sorprendente che alcuni di noi non si riprendano mai. Perché senza dubbio una delle paure fondamentali è quella di essere trattati come cose e non come persone.

Maneggiati, spinti qua e là da forze impersonali, trattati come se non con-tassimo nulla da quelli che sono più forti, che sono superiori. Ognuno di noi può essere un atomo minuscolo in un universo immenso, ma abbiamo bisogno di illuderci che contiamo… che la nostra individualità attiri l’attenzione. Venire completamente trascurati come persone è una specie di morte nella vita, contro la quale siamo costretti a combattere con tutte le nostre forze.

Io credo che quanti di noi lavorano nelle professioni assi-stenziali sappiano, forse più di chiunque altro, quanto è difficile trovare quell’io, conservare quell’io e potersi fare avanti e dire, non già «Io sono», bensì «Io sto diventando», perché in realtà sotto molti aspetti noi non siamo ancora nati.

Eppure, per quel che ne so, non esiste una scuola per la vita, e ci sono pochissimi modelli… individui che possano veramente farsi avanti e dire: «Io sto diventando, io sono. È

meraviglioso. La vita è bella, il mondo è bello».

C’è un libro bellissimo che è sempre stato uno dei miei prediletti, L’idiota di Dostoevskij. Non so quanti di voi lo abbiano letto; ma un giorno, quando avrete molto tempo - è un librone, però ne vale la pena - prendetelo e immergetevi nella lettura, perché è magico. Parla del principe Myskin, che è una specie di santo sconsiderato in un mondo peccamino-so. Sembra che tutto ciò che lui tocca con spirito di bontà si trasformi in sofferenza e disperazione, e lui non lo capisce.

Soffre di attacchi epilettici, e ogni volta che ha un attacco epilettico ha ispirazioni immense. La magica penna di Dostoevskij lo descrive così:

All’improvviso, in mezzo alla tristezza, alla tenebra e all’oppressione spirituale, appariva un lampo di luce nella sua mente. E con uno straordinario slancio, tutte le sue forze vitali incominciavano a operare alla tensione più elevata. La sua mente e il suo cuore s’inondavano di luce straordinaria.

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Tutta la sua inquietudine, tutti i suoi dubbi, tutte le sue ansie trovavano un sollievo immediato. Ma quei lampi erano soltanto il preludio del momento in cui incominciava l’attacco.1

Ogni volta che ha un attacco, gli giunge una rivelazione; e a un certo punto, verso la fine del romanzo, tutto balena nella sua mente, e il principe MySkin grida: «Oh, Dio, perché non lo diciamo ai bambini?».

Io faccio eco a questa frase: «Perché non lo diciamo ai bambini?». Perché non diciamo loro che hanno una scelta, che possono scegliere l’amore e non la sconfitta? Quando vi guardate in giro, potete vedere che ci sono tanti, tanti scon-fitti. Non so che cosa ne pensiate voi, ma a me fa paura che ogni anno, negli Stati Uniti, vi siano oltre ventiseimila suicidi riusciti.



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